Volantino distribuito a Rovereto durante “Educa”, una tre giorni di conferenze, giochi e laboratori legata alla scuola. Quest’anno l’inziativa si caratterizzava, in sintonia con lo spirito (macchinico) dei tempi, per una sfacciata sponsorizzazione dell’Intelligenza Artificiale a scopo “didattico”.
Educare a cosa?
Non devi credere, no, vogliono far di te
Un uomo piccolo, una barca senza vela
Ma tu non credere, no, che appena s’alza il mare
Gli uomini senza idee, per primi vanno a fondo
Così cantava sessant’anni fa Luigi Tenco in Ragazzo mio. Barche senza vele, sballottate psichicamente ed emotivamente tra continui stimoli, milioni di adolescenti “navigano” in un universo digitale che sembra realizzare appieno la distopia raccontata da Aldous Huxley nel Mondo Nuovo: l’abolizione di ogni intervallo tra pensiero e gesto. Se la «cultura è formazione dell’attenzione» (Simone Weil), qui siamo di fronte alla produzione di una disattenzione di massa tecnicamente equipaggiata. Invece che mettersi di traverso, strappando tempi e spazi alle macchine al fine di guadagnarli per le coscienze, gli insegnanti per lo più fanno da lubrificanti. Come se non fossero bastate la reclusione, la “didattica a distanza” e l’esibizione di QrCode durante il Covid a produrre a sufficienza ansie, uso di psicofarmaci e paura dell’altro, ecco già pronte le “aule immersive”, i visori, l’Intelligenza Artificiale applicata all’insegnamento. Con la foglia di fico che sarebbero solo strumenti e che dipende dall’uso che se na fa. Davvero? E allora perché multinazionali, tecnocrati e militari spingono così tanto verso il loro impiego generalizzato? Se non bastassero tutti gli orrori che il complesso scientifico-militare-industriale ha già prodotto nel Novecento (dall’eugenetica ad Auschwitz-Birkenau, dal progetto Manhattan a Hiroshima-Nagasaki), basta osservare come l’Intelligenza Artificiale viene applicata proprio mentre leggete in quello che è il primo genocidio automatizzato della storia: sono gli algoritmi dei programmi “Gospel” e “Lavender” a decidere quali e quanti palestinesi vanno assassinati nella striscia di Gaza. Quasi a realizzare ciò che Marinetti profetizzava nel Manifesto del futurismo: «Noi aspiriamo alla creazione di un tipo non umano nel quale saranno aboliti il dolore morale, la bontà, l’affetto e l’amore … Il tipo non umano e meccanico, costruito per una velocità onnipresente, sarà naturalmente crudele, onnisciente e combattivo». Insomma, il cittadino perfetto per gli scenari di guerra che si profilano, e di cui la presenza sempre più massiccia dei militari nelle scuole è un chiaro indicatore.
A ciascuno di noi la scelta se essere sabbia oppure olio in un società-macchina che, abolendo il mondo là fuori, non può che disintegrare le coscienze. Per non sciogliere la nostra umanità insieme ai ghiacciai e al permafrost, rinchiusi in un inferno climatizzato, dobbiamo staccare la spina. Correndo il rischio di vivere.
Rovereto, 19 aprile 2024
Collettivo Terra e Libertà
terraeliberta.noblogs.org
Per contatti: terraeliberta@inventati.org