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I.A. BASTA! Appello dei docenti contro l’Intelligenza Artificiale “centralizzata” nelle scuole

Rilanciamo questo notevole appello della neonata rete di docenti “I.A. Basta!”. In fondo aggiungiamo una nostra nota critica.

Da https://iabasta.ghost.io/primo-appello/

Primo appello alle comunità educanti d’Italia

A colleghe, colleghi, madri, padri, alle nostre allieve e allievi di ogni colore, genere, orientamento, provenienza.

Noi siamo il prodotto di 35 anni di lotte, dalla riforma Berlinguer al taglio di un anno di istruzione tecnica e professionale, in via di realizzazione da parte del Ministro Valditara. Alcune abbandonate, alcune perse, alcune – per fortuna – vinte.

Oggi l’intelligenza artificiale, lasciata in mano a una manciata di miliardari, diviene una minaccia esistenziale alla scuola.

Oggi, contro questa I.A., diciamo BASTA!

Diciamo che la scuola non è una mensa in cui si consumano i “pasti pronti” preparati dal complesso industriale (e militare) assetato di profitti: la scuola è una cucina e, per fortuna, noi sappiamo ancora cucinare.

Noi docenti siamo circa novecentomila appassionate e appassionati professionisti che praticano quotidianamente l’unico ingrediente indispensabile per l’apprendimento e l’insegnamento: LA RELAZIONE UMANA.

Per questo facciamo appello alle colleghe e ai colleghi umiliati, sottopagati, derubati da leggi che impongono percorsi a ostacoli e falsi corsi di formazione, tenuti in una precarietà illegale e scandalosa da parte di tutti i governi servi delle imprese EdTech che si sono succeduti in questo paese negli ultimi 35 anni.

Colleghe e colleghi: quella che vi proponiamo è l’unica strada per non assistere passivamente all’attacco finale alla scuola della Repubblica, da parte di una cricca che non rappresenta altro che i più biechi interessi privati. Sono quelli che vogliono abolire gli organi collegiali, unica grande riforma democratica della scuola che questo paese abbia conosciuto, quelli che vogliono sottomettere la libertà di insegnamento alle fondazioni private per promuovere una scuola che non fa altro che addestrare schiave e schiavi mansueti.

Facciamo appello ai genitori: voi ci affidate ogni mattina le vostre figlie e i vostri figli, perché noi forniamo loro strumenti per trovare la propria strada nel mondo. Unitevi a noi per rigettare questi strumenti di asservimento che cercano di rubare loro il futuro.

Ragazze, ragazzi: chi ci governa vuole fare di voi ingranaggi passivi della megamacchina del profitto. Ribellatevi a un futuro di alienazione e miseria!

L’adozione passiva dell’I.A. centralizzata, che il ministero vuole imporci, lavora a solo vantaggio di chi la possiede.

Contro questo progetto, noi insorgiamo, per il rispetto dell’articolo 33:

«L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi».

Perché l’adozione di questa I.A. punta a imporci come personalizzare l’insegnamento, controllando ciò che facciamo nelle nostre aule o come dovremmo “aiutare” le allieve e gli allievi più fragili, con sistemi automatici.

Noi abbiamo proposto in ogni sede ai vari governi che adottassero piattaforme libere e tecnologie conviviali per la scuola, come ha fatto – tra gli altri – la Francia. Ma le nostre richieste sono arrivate a orecchie sorde, perché non c’è peggior sordità di quella causata dalla corruzione.

Insorgiamo per il rispetto dell’articolo 11:

«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

Perché ripudiare la guerra significa anche ripudiare coloro che la rendono tecnicamente possibile, offrendo strumenti di devastazione sempre più terrificanti come fanno Google, Amazon, Meta, Apple, Microsoft, Palantir, OpenAi. Esattamente come, durante la seconda guerra mondiale, aveva fatto IBM con il regime nazista; violando le stesse norme statunitensi che gli vietavano ogni collaborazione.

Qualche pennivendolo avrà già pronto l’editoriale di domani: “Luddisti!”, griderà il titolo, a caratteri cubitali. Rivendichiamo l’etichetta, ma facciamo chiarezza! Gli orgogliosi artigiani di Nottingham usavano ed amavano le tecnologie che si integravano con la società e sollevavano i loro martelli solo contro le tecnologie che distruggevano il lavoro e i legami sociali, minacciando di condannarli a morte per fame. I luddisti erano hacker, prima di farsi machine breaker. Così come loro, all’alba della rivoluzione industriale, anche noi oggi pratichiamo il diritto a scegliere.

Chiediamo al MIM il rispetto della Costituzione, il ritiro della “sperimentazione” barzelletta, l’apertura di un tavolo di confronto permanente con i collegi docenti di tutte le scuole del paese, ponendo fine a questo stillicidio di “riforme” approvate senza confronto con chi vive la scuola, alla faccia della presupposta “autonomia scolastica”. Allo stesso modo chiediamo l’abolizione degli algoritmi autoritari che rendono il precariato delle nostre colleghe e colleghi l’ennesima forma di schiavismo.

A tutte e tutti chiediamo:

Primo: di aggiungere il vostro nome in calce a questa pagina e di far firmare almeno altre due persone insieme a voi. L’unione fa la forza: solo facendo crescere le firme e l’opposizione a questa imposizione potremo raggiungere i nostri obiettivi;

Secondo: di rifiutarvi di adottare gli strumenti EdTech per l’I.A. in classe. Nello specifico, e in ordine di importanza, a boicottare e disertare: ChatGPT (OpenAi), Grok (Musk), Gemini (Google), Claude (Anthropic), Perplexity e qualsiasi altro basato sullo stesso schema di funzionamento centralizzato;

Terzo: di presentare mozioni come questa (o opzioni di minoranza) nei collegi docenti e consigli d’istituto, impegnandovi a boicottare le I.A. centralizzate e partecipare alla sperimentazione dal basso con tecnologie conviviali (I.A. locali e software free e open source, sotto il nostro controllo).

Quarto: compilare il questionario che trovate qui per far sentire cosa ha da dire chi la scuola la fa ogni giorno.

Noi siamo coscienti che le nostre speranze sono estreme. Il totalitarismo tecnologico ha dichiarato guerra all’umanità alla cerimonia d’insediamento del governo Trump, il 20 gennaio 2025, chiarendo che non si fermerà di fronte a nulla e che – per i miliardari che sperano di imporlo – «la democrazia è incompatibile con la libertà» (P. Thiel).

Per costoro la libertà implica essere liberi di fornire a Israele l’intelligence con cui massacrare oltre 70.000 tra donne, uomini e bambini, portando il terrore fin dentro alle mura di ogni casa, come a Gaza.

Chiediamo la tua partecipazione diretta, per appoggiare questo piano di lotta per la libertà di insegnamento, per la crescita democratica delle nostre comunità, una lotta per un futuro degno di essere abitato dalle nostre figlie e dai nostri figli.

Dichiariamo che non smetteremo di combattere fino a raggiungimento dei nostri obiettivi, riportando il governo della scuola nelle mani di chi la vive e non permettendo che coloro che pretendono governarci la consegnino al totalitarismo digitale.


Questo appello ci ha veramente colpiti. Si tratta infatti, almeno in Italia, della prima presa di posizione collettiva da parte di docenti su un tema tabuizzato e reso indiscutibile: l’utilizzo delle tecnologie digitali nell’educazione scolastica. Conoscendo personalmente diverse e diversi insegnanti critici su questo tema, sappiamo quanto una simile presa di posizione sia controcorrente all’interno del mondo della scuola, dove vige un conformismo particolarmente feroce verso tutti i disertori del progresso tecnologico e del regresso umano e sociale che quello comporta. A colpirci positivamente è poi la precisione con cui sono trattati alcuni temi, dal corretto inquadramento storico del movimento luddista al ruolo dell’Intelligenza Artificiale nelle guerre, a partire dal genocidio della popolazione palestinese. Ciò detto, in questo testo vediamo anche alcuni grossi limiti. Se ci sembra tutto sommato “normale” che dei docenti non critichino il ruolo disciplinante e standardizzante della scuola in quanto tale; e se ci appaiono ancora “normali” i riferimenti alla Costituzione e alla “democrazia in pericolo” da parte di chi non ha una visione anarchica e rivoluzionaria come la nostra… a stranirci di più sono i riferimenti a forme di digitale “alternativo”, e addirittura a sistemi di I.A. “locali” e “conviviali”. Ammesso – e non concesso – che questi esistano, come potrebbero funzionare senza nutrirsi di dati, posto che il machine learning (cioè l’”allenamento” della macchina attraverso informazioni di vario tipo) è alla base di ogni forma di I.A.? Forse ci sfugge qualcosa, ma a noi pare evidente che questi sistemi non potrebbero funzionare senza estrarre e immagazzinare informazioni, riproducendo – su basi magari “locali” e open source – il medesimo esproprio di gusti, gesti, percezioni ecc. di cui nessuna I.A. può fare a meno; oppure che questi sistemi sarebbero costretti a nutrirsi di dati forniti dalla I.A. “centralizzata”. Se la limitazione dell’uso dell’I.A. proposta dagli estensori di questo appello porrebbe almeno un freno all’educazione meccanizzata che viene imposta da «una manciata di miliardari», e che trasformerebbe la scuola in una mera fabbrica di automi, il ricorso al digitale “alternativo” non ne porrebbe alcuno all’avanzata del controllo tecnologico. Che dire, poi, dell’estrazione delle materie prime – quelle terre e metalli più o meno “rari” che per essere ricavati necessitano di scavi devastanti e processi di lavorazione altamente inquinanti, energivori e idrovori, e di lavoratori schiavizzati per ricavarli – se non che nessun tipo di apparecchio informatico può farne a meno? Per quale motivo continuare a condannarsi a questo tipo di dipendenza, quando l’umanità oppressa e sfruttata ha bisogno prima di tutto di acqua potabile, cibo sano, aria pulita, cioè… di autonomia comunitaria? Se è vero che i famigerati “luddisti” non distruggevano tutte le macchine, ma solo quelle che venivano impiegate per devastare il tessuto delle comunità locali e imporre la schiavitù industriale, lo è altrettanto che un filatoio meccanico e un computer non sono la stessa cosa – e che la tecnologia informatica non può semplicemente essere “conviviale”. Mentre auguriamo a queste e questi docenti di proseguire nella lotta, e speriamo di incrociare prima o poi le loro strade, li invitiamo a considerare queste semplici riflessioni. Il sistema tecno-industriale (e statale-capitalistico) non si può riformare: lo si può solo rifiutare finché non si ha la forza per distruggerlo.